Il 2018 del tessile moda si è aperto all’insegna di un doppio andamento. Secondo il “Sole 24Ore”, analizzando il settore in modo, si evidenzia la crescita di tessitura e nobilitazione: «Sul dato medio del tessile – fanno sapere da Sistema moda italia – incide soprattutto il decremento dell’aggregato “altre industrie tessili”; una lieve flessione si evidenzia anche per la filatura (-1,3%). Di contro, i settori tessitura e nobilitazione registrano rispettivamente +3,2% e +1,4 per cento».
Continuano a crescere, seppure con tassi poco superiori all’1%, le esportazioni che assorbono circa la metà del fatturato del tessile: se a fine 2017 era stato rilevato un incremento dell’export dell’1,7%, a quasi 10,2 miliardi di euro, nei primi sei mesi del 2018 le esportazioni del comparto tessile hanno superato i 5,3 miliardi di euro, in salita dell’1,2% e con un saldo commerciale positivo per 117 milioni di euro, a 1,7 miliardi. A guidare la crescita (+1,6%), contrariamente a quanto accaduto l’anno scorso, nel primo semestre 2018 i mercati Ue, che assorbono oltre il 60% dell’export con la Repubblica Ceca (+14,4%) e la Polonia (+6,1%) e la Germania, primo mercato a +3,2 per cento. Negativi, invece, Usa (-11,5%) e Cina (-3,5%).
Il focus sostenibilità
Tra i punti di forza del tessile made in Italy c’è l’attenzione sempre più marcata alla sostenibilità, un tema decisivo per il futuro della moda in generale, la seconda industria più inquinante al mondo, che verrà affrontato durante l’edizione 2018 della Textile Exchange’s Sustainability Conference che si è tenuta da lunedì 22 a mercoledì 24 ottobre a Milano.
La filiera italiana ha avuto il merito, specialmente negli ultimi anni, di impegnarsi nella riduzione dell’impatto ambientale e nell’introduzione di nuovi metodi di lavorazione meno inquinanti anche a monte della filiera. «Dobbiamo far ragionare la filiera sul riconoscimento dell’importanza del valore aggiunto di un prodotto semilavorato» ha detto il presidente di Confindustria Moda in occasione del Milano Global Fashion Summit, sottolineando come debba essere riconosciuto un pezzo maggiorato al tessuto sostenibile poiché frutto di procedimenti e lavorazioni innovative. L’industria italiana, complice l’impegno delle istituzioni (come Camera nazionale della moda, Federchimica, Confindustria moda) si sta già impegnando per un futuro più sostenibile lavorando sia sulle sostanze chimiche dannose – e sui potenziali sostituti per quelle che, come il cromo, non possono essere abbandonate completamente – sia sulle lavorazioni, come le tinture e i lavaggi. L’obiettivo è quello di fare della sostenibilità uno dei caratteri distintivi del tessile-moda italiano, facendone un argomento di dialogo con un consumatore internazionale del lusso sempre più attento all’impatto di ciò che acquista.